mercoledì 1 giugno 2016

Appello contro cartolarizzazioni U.E.

Pubblichiamo l’appello di un ampio numero di studiosi, che manifestano le preoccupazioni sulle scelte che la Commissione Europea sta per fare in materia di cartolarizzazioni. La lettera è stata inviata oggi ai componenti della “Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo”. “Otto anni dopo quella che è stata probabilmente la più grande crisi finanziaria dagli anni ’30, la Commissione Europea è sul punto di rinunciare ad alcuni passi avanti della regolamentazione fatti da allora. Ci riferiamo alla parte delle Capital Markets Union (CMU) che pretende di creare un mercato europeo per le cartolarizzazioni cosiddette “semplici”, “trasparenti” e “standardizzate” (STS). Mentre anni di recessione e lenta ripresa giustificano naturalmente l’urgente ricerca di politiche che garantiscano crescita e posti di lavoro, siamo preoccupati che un nuovo mercato per le cartolarizzazioni STS non funzioni e possa invece andare contro alcune lezioni che abbiamo appreso dalla crisi. Per questa ragione ci appelliamo ai Parlamentari europei che stanno preparando la loro risposta affinché considerino accuratamente le future conseguenze di questi piani e avviino un’analisi dell’impatto futuro più+ approfondita di quanto a disposizione finora. Le nostre preoccupazioni sono quattro. Innanzitutto, a proposito degli obiettivi, non è chiaro che rilanciare le cartolarizzazioni aiuterebbe le PMI come sostiene la Commissione Europea. Anche prima della crisi il mercato dei prestiti cartolarizzati delle PMI era marginale a causa delle opacità di questi prestiti. Ciò che invece possiamo aspettarci riceva una spinta dalla proposta della Commissione sono i prestiti ipotecari cartolarizzati. Considerevoli prima della crisi, in particolare nei Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito, permise alle banche europee di attingere a mercati creditizi internazionali per destinare credito verso l’acquisto e la vendita di beni già esistenti, con conseguente bolle immobiliari e dislocazioni economiche, come ha dimostrato la ricerca della Bank of International Settlements. L’attuale piano lascia presagire una ripetizione post-crisi dello scenario pre-crisi. Più crescita “finanziarizzata” invece di vera crescita. Siamo sorpresi che la Commissione non consideri nemmeno la possibilità di nuove bolle immobiliari. Invece, ai lettori vengono forniti dati che intendono mostrare che le cartolarizzazioni europee hanno funzionato meglio di quelle statunitensi durante la crisi e perciò dovrebbero essere trattate diversamente in termini di riserve di capitali. La proposta parla di una “significativa riduzione” di requisiti patrimoniali, sia per gli acquirenti che per i venditori di cartolarizzazioni STS. Questo migliorerebbe immediatamente i profitti delle banche, ma non farebbe nulla per crescita e lavoro. In secondo luogo, non è chiaro come rilanciare le cartolarizzazioni aiuterebbe a diversificare il rischio e a rendere il sistema finanziario più stabile, come sostiene la Commissione. Gli acquirenti di queste cartolarizzazioni sono già pesantemente interconnessi con le banche atraverso i mercati dei pronti contro termine e lo saranno sempre di più attraverso il canale della cartolarizzazione. La promozione dell’intermediazione del credito non bancario, che è lo scopo ufficiale della Capital Markets Union, si riduce nei fatti a sovvenzione normativa per un sistema bancario basato sul mercato e aumenterà l’interconnessione, la prociclicità e la leva. Questa proposta non è dunque in rottura con il mondo finanziario pre-crisi, ne è una rievocazione, nonostante il linguaggio che utilizza. Cosa che ci conduce alla nostra terza preoccupazione. La descrizione giuridica del tipo di cartolarizzazioni che sarebbero idonee a ricevere il marchio di STS suggerisce che non ci sarebbe nulla di “semplice”, “trasparente” o “standardizzato”. La segmentazione è assolutamente permessa, così come i miglioramenti del credito come i credit default swap, mentre gli interest rate swap sono addirittura obbligati. Tutti e tre suggeriscono non semplicità, ma lo stesso tipo di complessità che ha colto investitori nonché regolatori di sorpresa prima della crisi. Non stupisce che gli addetti del settore abbiano espresso la propria perplessità circa il livello di complessità consentito da una proposta il cui titolo mira a semplicità, trasparenza e standardizzazione. La nostra quarta preoccupazione ha a che fare con una delle principali lezioni della crisi, vale a dire quella che per superare gli endemici conflitti di interessi, gli autori dovrebbero essere obbligati a correre più rischi. L’attuale paragrafo sulla ritenzione del rischio è allo stesso tempo troppo lassista e troppo incline all’arbitraggio. La Commissione vuole che le banche mantengano il 5% di ogni lotto nei loro bilanci. Ma non è sufficiente per affrontare in maniera significativa il conflitto di interessi. Per questa ragione, acquirenti sofisticati richiedono almeno il 20% in gioco. La Commissione non è riuscita a seguire questa best practice utilizzando l’argomento degli addetti del settore secondo cui renderebbe troppo costose le transazioni, dato che lascerebbe alle banche un alleggerimento insufficiente del capitale regolamentare. Data la dimensione della crisi, ci saremmo aspettati che la commissione si allineasse con i cittadini e il loro interesse nella stabilità finanziaria, non con le banche e la loro preferenza per gli alti profitti. Allo stesso modo, secondo la proposta attuale le banche possono scegliere le tranche che vogliono per soddisfare i requisiti di ritenzione del rischio. Ancora una volta, sembra che le preoccupazioni di redditività prevalgano su considerazioni di stabilità. Il Parlamento Europeo affronta un’importante decisione su una questione altamente tecnica e quindi difficile da politicizzare che, temiamo, sarà un primo passo di un lungo viaggio di deregolamentazione finanziaria nel quale le banche useranno tutte le loro leve sui legislatori desiderosi di aumentare produttività e lavoro. I dettagli della proposta contengono insufficienti garanzie del contrario. Per questo ci appelliamo con urgenza ai membri del Parlamento Europeo affinché avviino un’approfondita e indipendente valutazione dell’impatto per affrontare le preoccupazioni che abbiamo espresso. Quello che è in gioco è niente meno che il futuro dell’Europa. Sarà un futuro di stabilità finanziaria, anche a costo di un po’ di redditività delle banche? O sarà invece un futuro di alti profitti per le banche, al costo di consistenti rischi per i contribuenti? Membri del Parlamento Europeo, la scelta è vostra.” Firmatari: • Ewald Engelen, Professor of Financial Geography, University of Amsterdam • Stephany Griffith-Jones, Professor of Economics, Financial Markets Director, Initiative for Policy Dialogue, Columbia University • Avinash Persaud, Nonresident Senior Fellow, Peterson Institute for International Economics • Daniela Gabor, Associate Professor of Economics, UWE Bristol • Vincenzo Bavoso, Lecturer in Commercial Law, University of Manchester • Laurence Scialom, Professor of Economics, University Paris West • Nicholas Dorn, Associate Research Fellow, Institute of Advanced Legal Studies (IALS) • School of Advanced Study, University of London • Gunther Capelle-Blancard, Professor of Economics, Université Paris 1, Panthéon-Sorbonne • Philip Arestis, Professor of Economics, University of Cambridge • Anna Glasmacher, University of Amsterdam • Jakob Vestergaard, Senior Researcher, DIIS Copenhagen • Manuel Aalbers, Associate Professor of Social and Economic Geography, KU Leuven, Belgium • Malcolm Sawyer, Emeritus Professor of Economics, Leeds University • Esther Jeffers, Associate professor, Université Paris 8, France • Dominique Plihon, Emeritus Professor, University of Paris North • Andrew Baker, Reader in Political Economy, Queen’s University Belfast • Gary Dymski, Professor of Applied Economics, Leeds University Business School • Mark Sanders, Associate Professor of International Macroeconomics, Utrecht University • Irene van Staveren, Professor of Economics, Erasmus University • Denis Dupré, Professor of Finance and Ethics, University Grenoble-Alps • Paul Lagneau-Ymonet, Asociate Professor, Paris-Dauphine, PSL Research University, IRISSO • Antoine Henrot, Professor of Mathematics (including financial mathematics), Université de Lorraine, France • Bernard Paranque, Professor of Economics, Kedge Business School, Marseille, France • Ludovic Halbert, CNRS Researcher at Université Paris-Est • Vlad Mykhnenko, Lecturer in Human Geography, University of Birmingham • Nicholas Shaxson, Author, Treasure Islands • Richard Murphy, Professor of Practice in International Political Economy, City University, UK • Anne-Laure Delatte, CNRS research fellow • Wojtek Kalinowski, Co-Director, Veblen Institute for Economic Reforms • Annina Kaltenbrunner, Lecturer in the Economics of Globalisation & The International Economy, Leeds University Business School • Stefan Gärtner, Head of Research Unit Spatial Capital, Institute for Work and Technology • Prem Sikka, Professor of Accounting, University of Essex Business School • Ismail Ertürk, Senior Lecturer in Banking, The University of Manchester • Matthias Thiemann, Professor for the Sociology of Money, Banking and Finance, Goethe Universitaet Frankfurt am Main • Thomas Rixen, Professor of Public Policy, University of Bamberg • Dany Lang, Associate Professor, CEPN, University of Paris 13 • Angela Wigger, Associate Professor Global Political Economy, Radboud University, The Netherlands • David Bassens, Assistant Professor, Vrije Universiteit Brussel • Peter Dietsch, Associate Professor, Université de Montréal • Clement Fontan, Post-doctoral researcher at the Center of Ethics, University of Montreal • Adam Leaver, Professor, Alliance Manchester Business School, University of Manchester • Charles Dannreuther, School of Politics and International Studies, University of Leeds • Andrea Lagna, Lecturer, School of Business and Economics, Loughborough University • Timo Walter, Lecturer, Staatswissenschaftliche Fakultät, Universität Erfurt • Aurore Lalucq, Co-director, Veblen Institute • Paul Langley, Reader, Durham University • Jon Cloke, Research Associate, Loughborough University • Rodrigo Fernandez, Postdoc researcher at KU Leuven and associate researcher at SOMO • Philip G. Cerny, Professor Emeritus of Politics and Global Affairs, University of Manchester (UK) and Rutgers University (USA) • David Bassens, Assistant Professor of Economic Geography, Cosmopolis (Vrije Universiteit Brussel) • Nina Haerter, PhD candidate, Vrije Universiteit Brussel • Reijer Hendrikse, postdoctoral researcher, Vrije Universiteit Brussels • Joscha Wullweber, University of Kassel • Jo Michell, Senior Lecturer, University of the West of England • Christine Oughton, Professor of Management Economics, SOAS, University of London • Victoria Chick, Emeritus Professor of Economics, UCL • Michiel van Meeteren, Postdoctoral Researcher, Vrije Universiteit Brussel • Daniel Detzer, Research Associate, Institute for International Political Economy, Berlin School of Economics and Law, Germany • Trevor Evans, Emeritus professor of economics, Berlin School of Economics and Law • Mary Robertson, Lecturer, University of Greenwich • Jérôme Creel, Associate professor of economics, ESCP Europe • Elisa van Waeyenbergen, Lecturer, SOAS University of London • Jesus Ferreiro, Associate Professor in Applied Economics, University of the Basque Country UPV/EHU, Spain • Roland Pérez, Emeritus Professor (Economics and Management Science) – Université Montpellier (France) • Laura Horn, Associate Professor, Department of Social Sciences and Business, Roskilde University, Denmark • Thomas Lagoarde-Segot, KEDGE Business School and LEST, Aix-Marseille Université, France • Maëlys Waiengnier, Doctoral Researcher, Vrije Universiteit Brussel & Université Libre de Bruxelles • Nuno Teles, Researcher, Centre for Social Studies, University of Coimbra, Portugal • Kobil Ruziev, Senior Lecturer, UWE Bristol • Janusz J. Tomidajewicz, Emeritus Professor of Poznan University of Economics • Karen Maas, Program Director CSR Executive Program, Erasmus Universiteit Rotterdam • Eric Clark, Professor of Human Geography, Lund University • Sérgio Lagoa, Assistant Professor of Economics, Instituto Universitário de Lisboa (ISCTE) • Wlodzimierz Dymarski, Researcher in Economic Policy and Financialisation, Poznan University of Economics and Business, Poland • Yannis Dafermos, Senior Lecturer, UWE Bristol

Appello sulle cartolarizzazioni europee‏

Il 23 maggio 2016 è stato pubblicato in rete un appello di studiosi ed economisti di tutta Europa e inviato alla “Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo”. Nell’appello i firmatari manifestano tutta la loro preoccupazione per le scelte che la Commissione Europea si appresta a compiere in materia di cartolarizzazione dei crediti. La Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo riguarda la creazione di un mercato per le cartolarizzazioni Semplici, Trasparenti e Standardizzate, cosiddette STS. I firmatari mettono l’accento sul fatto che tale Proposta possa diventare “un lungo viaggio di deregolamentazione finanziaria”. E’ noto il peso che le cartolarizzazioni hanno avuto nella crisi finanziaria del 2007-2008, così come è noto il peso che il mercato deregolamentato dei derivati OTC ha avuto, più che nella protezione dal rischio, nell’aumento della leva finanziaria e nel contagio sistemico. E’ comunque utile sottolineare come i volumi delle cartolarizzazioni al primo semestre 2008 fossero assai diversi fra USA ed Europa: lo stock in essere delle emissioni lorde a quella data era rispettivamente di 1.426 mld euro per l’Europa e 6.622 per gli USA. Ciò significa e sta a significare che il processo di disintermediazione bancaria, che trova ancora in Europa un terreno poco fertile, per effetto della nuova norma può velocemente transitare al nuovo sistema in cui gli enti creditizi in realtà diventano gli intermediari fra economia reale e mercati finanziari, fra mercati finanziari e cittadini. Dopo otto anni dallo scoppio della crisi finanziaria più profonda e duratura dalla seconda guerra mondiale dovremo tutti prendere atto, in realtà, che l’idea di una filiera risparmio-investimento-economia reale, che passa per i mercati finanziari, non funziona ed anzi può diventare foriera di nuovi traumi. “L’attuale piano lascia presagire una ripetizione post-crisi dello scenario pre-crisi. Più crescita finanziarizzata invece di vera crescita.” Così si esprimono gli estensori del documento. E così concludono: “Quello che è in gioco è niente di meno che il futuro dell’Europa. Sarà un futuro di stabilità finanziaria anche a costo di un po’ di redditività delle banche? O sarà invece un futuro di alti profitti per le banche, al costo di consistenti rischi per i contribuenti?” L’appello degli economisti si concentra su alcuni punti critici. Benché si proclami l’obiettivo di dare ossigeno alle PMI, tramite le cartolarizzazioni STS, non è affatto chiaro come ciò possa avvenire ed anzi andrebbe verificata la possibilità di nuove bolle immobiliari. Nel testo della Proposta di Regolamentazione si fa, infatti, esplicito riferimento a cartolarizzazioni con sottostanti mutui immobiliari, leasing e carte di credito. Nella Proposta l’allentamento della “Retention Rule” (ovvero la ritenzione del rischio nel portafoglio delle banche) al 5% appare come un modo per semplificare ma, in realtà, ciò significa che le banche possono scegliere fra le tranche che vogliono (senior, mezzanine, equity) per soddisfare i requisiti di ritenzione del rischio. E’ noto fin dagli albori della crisi che le banche, trattenendo la tranche equity soddisfacevano il requisito, ma è altrettanto noto che il valore della tranche equity è praticamente nullo! Altri punti che meriterebbero di essere trattati sono ovviamente le cartolarizzazioni sintetiche e i CDO, ma gli ampi rimandi che ci sono su questi punti impediscono di capire le intenzioni del legislatore. Su una questione c’è tuttavia chiarezza: verranno attivate modifiche all’EMIR (Regolamento europeo in materia di infrastrutture finanziarie) in modo tale da esentare i contratti derivati, conclusi dal veicolo dell’obbligazione, dagli obblighi previsti da tale Regolamento, ovvero l’esenzione dall’obbligo di compensazione. Ciò significa una vera e propria deregolamentazione nel mercato dei derivati, dai CDS agli swap, agli interest rate swap: abbassando i requisiti sui rischi degli strumenti finanziari viene alzato l’utilizzo degli strumenti derivati in protezione. Tutto questo non avrà solo un impatto di sistema, ma farà crescere i costi dell’insieme delle operazioni da cui potranno discendere nuovi rischi e nuove distruttività. Una cosa balza agli occhi: dopo quasi 10 anni dallo scoppio della crisi non esiste ancora un elenco delle cartolarizzazioni vietate o consentite: si può ancora cartolarizzare di tutto. L’insieme di queste valutazioni mi spinge a sottoscrivere l’appello degli studiosi e degli economisti europei e a promuovere anche in Italia l’adesione a questa iniziativa. Giorgio Bellucci autore del saggio Critica del monetarismo e dei derivati di credito EDIESSE 2015